Tutto pronto per la Ötzi Alpin Marathon
Nel 1991, di questi tempi, in un ghiacciaio della Val Senales veniva scoperto il corpo mummificato di un uomo vissuto oltre 5.000 anni fa. Da quel momento analisi e studi hanno cercato di scoprire chi fosse e come viveva Ötzi. Corpo ricco di tatuaggi, stile di vita decisamente non sedentario, la Mummia del Similaun è divenuta nel tempo assai celebre, tanto da essere “impegnata” anche in una sfida di triathlon atipico, quello che ogni anno vede gli indomiti dello sport ‘estremo’ cimentarsi nella Ötzi Alpin Marathon, sedicesima edizione da Naturno al ghiacciaio della Val Senales in Alto Adige, il 27 aprile 2019. Gli atleti dovranno arrivare proprio nel luogo del ritrovamento, percorrendo in singolo o in staffetta le frazioni di mountain bike, corsa e scialpinismo, per un totale di 42.2 chilometri e 3266 metri di dislivello suddivisi in 24.2 km in MTB, 11.3 km di podismo e 6.7 km di skialp. Di corporatura snella e scattante, Ötzi sembra rappresentare l’identikit perfetto di un partecipante “medio” della manifestazione organizzata dal preparato ed efficiente comitato organizzatore di ASD Senales, un’impresa non da tutti. In attesa dell’apertura iscrizioni, i triatleti possono prepararsi leggendo la descrizione del tracciato, direzionandosi con il pensiero verso il Monte Sole dopo lo start da Naturno, pendenze considerevoli fino a Maso Patleid lungo un tratto tecnico in off road per 2 km, raggiungendo i masi Innerunterstell e Hof Am Wasser della Val Senales, salendo verso località Madonna dove si scenderà dalla bicicletta per affrontare il tratto di corsa. E via scalpitanti nel cuore del bosco fin sui 1700 metri della diga del lago di Vernago, sfilando sul ponte tibetano e all’“Ötzi Rope Parc”, raggiungendo Maso Untergerstgras e il ponte che attraversa il torrente di Maso Corto, punto clou dove gli adepti di “Ötzi” possono inforcare gli sci puntando decisi verso la vetta del ghiacciaio. Gli ultimi due chilometri lasceranno senza fiato, ma i concorrenti della Ötzi Alpin Marathon sono scaltri e preparati, proprio come la mitica “sagoma” che da decenni fa sbizzarrire scienziati e curiosi di tutto il mondo.
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