L’aumento delle persone che decidono di convertirsi a un regime alimentare vegetariano o vegano è in netto aumento, la maggior parte delle quali sono spinte da ragioni etiche e ambientaliste, al fine di contrastare le conseguenze della produzione globale dei prodotti animali sul pianeta. Secondo i dati della FAO, nella seconda metà del XX secolo, il consumo di carne si è moltiplicato per cinque a livello mondiale.

In occasione del World Vegan Day, che si celebra il giorno 1 di novembre, Tiendeo.it ha preso in esame i dati degli ultimi tre anni relativi alle ricerche di carne e di frutta e verdura, oltre a quelle specifiche di prodotti vegani. I risultati sono uno specchio della tendenza globale, che promuove un consumo responsabile di prodotti a base di carne, recuperando abitudini alimentari che includano alternative vegetariane e al tempo stesso nutritive.

I consumatori ricercano in modo crescente frutta e verdura. Da un’analisi dei dati relativi agli ultimi tre anni infatti, si registra un aumento del 59% rispetto al 2019. Tendenza che già si delineava in modo chiaro nel 2020, con un aumento del 53% rispetto all’anno precedente.

Per quanto riguarda invece la carne, nel 2020 si è registrata una diminuzione del -7% nelle ricerche dei consumatori, mentre nel 2021 il salto è stato decisamente importante, con un crollo del 38% rispetto ai dati del 2019.

Sono in molti i consumatori che introducono alimenti vegetariani e vegani all’interno della propria alimentazione, e i retailer lo sanno. Non a caso nell’ultimo anno, a riprova di questa tendenza diffusa ormai in modo trasversale tra la popolazione italiana, sono i dati relativi alla presenza di offerte di prodotti vegetariani e vegani all’interno dei volantini dei retailer.

L’analisi si basa sull’intervallo di dati da gennaio 2020 a settembre 2021, e il grafico mostra chiaramente il cambio di scenario a cui stiamo assistendo: mettendo a confronto ad esempio settembre 2020 e settembre 2021, la crescita di promo di prodotti vegetariani e vegani è del 182%.

A generare preoccupazioni è soprattutto l’impronta idrica della produzione di prodotti animali. Per prendere due estremi, l’impronta idrica della carne di manzo è di 15.400 litri per kg, mentre quella del pomodoro è di 200 litri per kg. Secondo l’UNESCO-IHE Institute for Water Education, per produrre un grammo di proteine da carne bovina occorre una quantità di acqua 6 volte superiore a quella necessaria per produrre un grammo di proteine da legumi. Ma non è tutto, perché vi sono ripercussioni anche sulla deforestazione, la degradazione del suolo e sulle di emissioni di CO2. Per avere un’idea dell’impatto delle nostre abitudini alimentari sulla produzione di gas serra, basta pensare che le principali 20 aziende zootecniche del mondo emettono in totale 932 milioni di tonnellate di CO2, ovvero più di quanto emesso da stati come Regno Unito, Germania o Francia.

Sono dati che fanno riflettere e che stanno portando a uno spostamento degli interessi dei consumatori, dettati da scelte responsabili in fatto di consumi e alimentazione.

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