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È online l’App di Unexpected Italy, progetto traveltech che ha come obiettivo offrire un’esperienza turistica che faccia sentire “locali” i viaggiatori. È una “Lonely Planet” 3.0 geolocalizzata e altamente targetizzata, nella quale il viaggiatore ha accesso ad itinerari digitali che permettono di personalizzare il viaggio entrando in contatto diretto con posti unici e locali, difficili da trovare sui classici canali turistici. 
L’annuncio è stato dato nel Regno Unito, sulle colonne del “The Guardian”, che segue la startup da quando i suoi fondatori divennero celebri per il loro racconto della “Londra inaspettata” con la loro prima società Unexpected London. La startup da poco si è presentata all’Onu: a giugno ha partecipato al Geneve/Fribourg Entrepreneurship Forum, evento che si è tenuto presso il Palazzo delle Nazioni dell’ONU. 
La loro iniziativa è di estrema attualità. Infatti, l’overtourism è il problema più grave del turismo italiano. Si stima che il 70% dei turisti si concentra sull’1% del territorio italiano. A elaborare dati consolidati Banca d’Italia e Istat è stata The Data Appeal Company. Tra le città catalizzatrici di questi ritrovi di massa nei luoghi iconici Roma, Venezia, Firenze, Milano e Napoli. 
L’annuncio della nascita dell’App è stata data in Gran Bretagna dal The Guardian, molto attento ai temi dell’overtourism: il target dei turisti che si vuole raggiungere è internazionale e il The Guardian scrive solo di destinazioni a corto raggio, eliminando tutto il lungo raggio per questioni di sostenibilità. Anche per questo l’App di Unexpected Italy ha deciso di partire da Vicenza, Venezia e Roma coi suoi itinerari “inaspettati”. La prima città una destinazione poco nota, mentre su Roma e Venezia l’app dimostra che anche queste città, vittime di un turismo di massa imperversante, vengono visitate solo nei loro punti iconici e commerciali, senza un reale supporto e valorizzazione delle comunità locali, delle realtà artigiane e dei piccoli business. L’app è bilingue italiano/inglese e si rivolge ad una clientela britannica, americana ed italiana.
Nell’app l’utente può selezionare il tipo di viaggiatore che è e poi già da mappa consultare punti iconici, ristoranti, hotel, artigiani, produttori locali, mercati, negozi che sono selezionati o garantiti. I business garantiti oltre ad articoli in italiano ed inglese hanno anche focus sugli host, e questa è la prima fase dell’empatia necessaria in questo progetto che mette in contatto non “strutture turistiche” ma “persone”.  
Oltre ad una parte freemium l’app offre feature premium in una guida digitale avanzata al momento disponibile sulla provincia di Vicenza, di dove è originaria Elisabetta Faggiana. La guida completa include informazioni utili prima di arrivare, itinerari digitali in tutta la zona. Ogni itinerario è spiegato nel dettaglio e una volta in loco parte la navigazione live con gps e il racconto di ogni punto. Inoltre c’è una guida culinaria ed enologica per scoprire i prodotti locali, primi, secondi, dolci, vini, aperitivi e liquori tipici della zona in quel periodo specifico dell’anno in cui si visita per incentivare prodotti a chilometri zero e di produttori selezionati.
“Siamo solo all’inizio del viaggio, in quanto l’app verrà costantemente alimentata ed aggiornata con molte nuove feature in vista”, dichiarano Faggiana e Losito. “Questa è la nostra soluzione per redistribuire il turismo su tutto il tessuto nazionale. Stimoliamo benefici economici, ambientali e sociali, con un occhio non solo ad un turismo responsabile ma anche inclusivo, attraverso una valorizzazione dei territori che parte da una conoscenza approfondita di  persone e business indipendenti locali ed una conseguente profilazione avanzata che consente un match tra viaggiatore e host per tutelare i posti portando le persone giuste nei posti giusti ed evitando fenomeni di massa. Non siamo di fronte alla classica visita guidata, proponiamo l’esperienza umana di viversi un territorio e le sue persone, di vedere artigiani al lavoro, di assaporare i prodotti del territorio, il viversi una sagra o un mercato locale, in poche parole immergersi appieno nelle comunità locali e sentirsene parte, evitando le tanto famigerate trappole turistiche”.

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