Inquinamento e cattive abitudini influenzano anche la vista
Il 7 aprile 2022 sarà la giornata mondiale della salute. Organizzazione mondiale della sanità ha dedicato l’edizione di quest’anno al rispetto dell’ambiente. Con il titolo “Il nostro pianeta, la nostra salute”, Oms invita a riflettere sul legame tra inquinamento, crisi climatica e riscaldamento globale, eventi estremi e benessere delle comunità umane.
Istituto Zaccagnini, scuola per Ottici e Optometristi con sedi principali a Bologna e Milano, ha stilato dieci consigli per prevenire la salute degli occhi e al tempo stesso dell’ambiente:
- Far trascorrere ai bambini almeno 90 minuti al giorno di vita all’aperto, per abituare l’occhio a contemperare la capacità di vedere da vicino e da lontano.
- Assicurare a bambini e adulti un’alimentazione sana che comprenda sempre vitamina E e C, zinco, rame e luteina, acidi grassi omega 3.
- Limitare nei bambini l’esposizione a monitor e schermi.
- Negli adulti che svolgono professioni che possono causare affaticamento visivo digitale, interrompere spesso l’esposizione, idealmente ogni venti minuti o almeno ogni ora.
- Proteggere sempre gli occhi dal sole. Una ripetuta assenza di protezione contro i raggi UV accelera l’invecchiamento dell’occhio e favorisce l’insorgenza della cataratta.
- Ricordarsi di “ammiccare”, sbattere le palpebre, prestando attenzione a un gesto che in genere è involontario ma a volte è rallentato dall’eccessiva esposizione a immagini fisse. Ammiccare aiuta a lubrificare l’occhio e a tenerlo pulito.
- Prestare attenzione alla secchezza oculare anche in caso di uso prolungato della mascherina chirurgica.
- Usare consapevolmente le lenti a contatto: i rifiuti si smaltiscono nel secco non riciclabile.
- Considerare, quando possibile, lenti a durata quindicinale o mensile.
- Chiedere consiglio all’ottico sul corretto smaltimento di prodotti specifici e delle loro confezioni.
L’inquinamento dell’aria, la scarsità d’acqua, la diffusione di microplastiche negli oceani, l’eccessiva industrializzazione della produzione di cibo e la diffusione di prodotti conservati sono tra i fattori che incidono sulle condizioni di vita delle persone e sul loro stato di salute.
Il nesso tra contesto ambientale e salute è strettissimo in tutti gli ambiti e la salute degli occhi è uno di questi. Tra i docenti di Istituto Zaccagnini, scuola di specializzazione in ottica e optometria, vi sono ottici e oftalmologi che hanno evidenziato il rapporto tra i problemi legati alla vista e il nostro modello di vita. Dichiara Giorgio Righetti, direttore di Istituto Zaccagnini: “C’è un legame tra la salubrità di un ecosistema e la salute delle persone. Per quanto riguarda la vista, in paesi come l’Italia, alcune variabili da ricordare sono, per esempio, la tendenza a trascorrere poco tempo all’aria aperta e la sovraesposizione a monitor e schermi digitali”.
Molti difetti visivi sono in crescita tra la popolazione italiana. Gli esperti parlano, ad esempio, di un aumento dei soggetti miopi, dovute alle abitudini mutate di questi ultimi decenni: sempre meno vita all’aria aperta, sempre più attività che richiedono l’atto del guardare da vicino. Secondo Anto Rossetti, docente di Esercitazioni di ottica, optometria, lenti oftalmiche, contattologia presso Zaccagnini, sede di Bologna e il Flora di Pordenone, un buon consiglio, per i bambini in età di sviluppo del sistema visivo, a maggior ragione se figli di genitori miopi, è “trascorrere almeno 90 minuti al giorno all’aperto, perché la visione avvenga in spazi più ampi rispetto l’ambiente domestico che ha vergenza ottica sfavorevole”. La vita all’aperto è utile anche “per avere maggior irraggiamento solare, che pare favorevole per la sintesi della vitamina D e comunque capace di ridurre gli stimoli miopigeni (che tendono a indurre miopia) dall’ambiente”. È importante che l’attività all’aperto sia condotta da bambini, prima che il soggetto diventi miope. A proposito di salute del pianeta Istituto Zaccagnini ricorda i comportamenti responsabili da adottare quando si portano le lenti a contatto. Spiega Anto Rossetti: “Le lenti a contatto sono in plastica e sono cambiate di frequente. Di recente si è diffusa la consapevolezza che il materiale delle lenti – portate da vari milioni di persone tutti i giorni e quindi in quantità di miliardi – veniva gettato in modo inadeguato, ad es. nello scarico Wc, finendo nei fanghi di depurazione che possono essere anche dispersi sul terreno. Peraltro le lenti a contatto quando si disidratano si frammentano facilmente e questo incrementa la diffusione. Le lenti, Invece, devono essere messe tra i rifiuti “secchi non riciclabili” per impedire questa diffusione ed esistono lenti di durata superiore che riducono il materiale gettato, pur mantenendo i requisiti di igiene prescritti”.