Arriva l’app che “svela” i beni culturali non accessibili
Una metodologia innovativa per la fruizione virtuale 3D di beni culturali non accessibili, in grado di rivelare anche aspetti non visibili a occhio nudo, basata sull’integrazione di tecnologie 5G, cloud, servizi satellitari, fotogrammetria e informazioni multimediali. È il risultato del progetto VADUS condotto da ENEA, Università Sapienza di Roma, parchi Archeologico del Colosseo e di Ostia Antica, Museo Pietro Micca e dell’Assedio di Torino del 1706, TIM, Next-Ingegneria dei Sistemi e finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea, che sarà presentato il prossimo 9 e 10 maggio presso il Centro Ricerche ENEA di Frascati al workshop Ricerca, sviluppo e applicazioni per i Beni Culturali. Dai risultati del progetto VADUS alle future collaborazioni. Nello specifico, nell’ambito del progetto, sono state realizzate le visite virtuali alla Casa di Diana a Ostia Antica, all’Aula Isiaca nel Parco del Colosseo e al forte ipogeo “Pastiss” nel Museo Pietro Micca di Torino.
Durante l’evento che vedrà la partecipazione di esperti, ricercatori e rappresentanti di soprintendenze, istituzioni culturali, musei e PMI, sarà possibile anche effettuare la visita virtuale alla Casa di Diana tramite l’app realizzata appositamente da Next-Ingegneria dei Sistemi e disponibile su tablet 5G. ENEA, con il Laboratorio di Diagnostica e metrologia, ha arricchito la visita virtuale del forte Pastiss, non visitabile, con i risultati delle analisi sui quadri del Museo Pietro Micca, che hanno rivelato particolari invisibili a occhio nudo o scomparsi, come stemmi e firme. Per la Casa di Diana del Parco Archeologico di Ostia Antica, ugualmente chiusa al pubblico, è stata realizzata invece una visita virtuale dei vari ambienti in cui i livelli multimediali creati da ENEA restituiscono informazioni sulle diverse fasi costruttive e di restauro dell’edificio. Per l’Aula Isiaca del Parco del Colosseo è stato anche possibile “ricollocare” virtualmente negli spazi originali una decorazione ad affresco conservata in altro luogo.
“VADUS, che significa ‘passaggio’, permette un’esperienza completamente immersiva ad alta definizione, senza alcun vincolo spaziale e temporale nei percorsi di visita, declinata attraverso uno storytelling multilivello, con contenuti multimediali di natura archeologica, storica e scientifica, supportati da ricostruzioni o ricreazioni virtuali”, sottolinea Valeria Spizzichino, ricercatrice ENEA del Laboratorio di Diagnostica e metrologia. “E in questo modo – aggiunge – VADUS fungerà da abilitatore tecnologico ponendosi proprio come mezzo per superare ciò che non è raggiungibile in termini fisici e culturali, come le difficoltà legate all’accesso per ragioni ambientali, di preservazione del bene, a causa di barriere architettoniche o connesse alla ‘comprensibilità’ del bene culturale”.
ENEA ha contribuito al progetto con i suoi prototipi innovativi che, utilizzando sorgenti laser monocromatiche, possono lavorare ad alcune decine di metri dall’opera: il radar RGB-ITR, in grado di fornire per ciascun punto della superficie analizzata tre tipologie di informazione sul colore e due sulla distanza con risoluzione spaziale submillimetrica, ottenendo ricostruzioni 3D ad alta risoluzione, a colori e senza la necessità di supporto di immagini fotografiche; il sistema di Imaging LIF che consente, invece, di analizzare la composizione delle superfici, creando mappe di distribuzione dei materiali e, quindi, di proprietà non visibili a occhio nudo; IR-ITR che permette di recuperare particolari scomparsi per effetto del degrado o coperti da successivi strati pittorici.
L’evento di Frascati sarà anche l’occasione per i 4 Dipartimenti dell’ENEA di presentare l’offerta per musei, imprese e Pubbliche Amministrazioni nel campo della diagnostica, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico e della promozione del territorio. Infatti, ENEA possiede competenze tecnico-scientifiche nel campo della sicurezza, restauro, tutela, conservazione, monitoraggio e controllo – anche da remoto – di beni culturali, paesaggistici, archivistici e librari, oltre a infrastrutture come le tavole vibranti del Centro Ricerche Casaccia, in grado di simulare terremoti nei test delle tecnologie innovative per la protezione sismica. Inoltre, sviluppa strumenti tecnologici per conservare e proteggere opere d’arte, soluzioni avanzate per la riduzione della vulnerabilità del territorio e la protezione da eventi naturali, prototipi hi-tech, nano e biotecnologie, sensoristica avanzata, microrganismi e prodotti bio-based.