Al via il restauro di 50 ettari del Parco di Monza
Ha preso avvio nel mese di giugno 2022 il Progetto di restauro conservativo dell’Area del Parco di Monza concessa dallo Stato all’Università degli Studi di Milano.
Dopo più di trent’anni dall’ultimo intervento di recupero e restauro dei filari storici del Rondò del Cedro e il recupero del cannocchiale ottico, con la messa a dimora di 236 Alberi, interventi previsti nel programma organico di manutenzione e riqualificazione del Parco di Monza, l’Università Statale di Milano, in collaborazione con il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, ha coinvolto le sue competenze multidisciplinari in ambito agronomico, forestale, paesaggistico e culturale, e partecipato con il Progetto “Storia, ricerca e persone” all’Avviso pubblico Proposte di intervento per il restauro e la valorizzazione di Parchi e Giardini storici del Ministero della Cultura, aggiudicandosi un contributo da Fondi PNRR per 2 milioni di euro.
Partecipazione, tutela della biodiversità, ripristino conservativo paesaggistico, ricerca storica e ambientale e sostenibilità saranno le parole che lo orienteranno in ogni sua fase.
I lavori riguarderanno circa 50 ettari nella zona sud-est del Parco, compresi fra il muro di cinta, il fiume Lambro e viale Cavriga, nonché la Cascina Pariana. Quest’ultima, attualmente in stato di degrado, conosciuta anche come Cascina Isolina e realizzata nella seconda metà del XIX secolo come fienile e postazione per l’allevamento della selvaggina presente nel Parco, verrà restaurata, in accordo con le indicazioni della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Monza-Brianza e tenendo in considerazione la stratificazione dei diversi elementi costruttivi che la compongono.
All’interno dell’Area del Parco oggetto di intervento il Progetto prevede la riqualificazione, il recupero e restauro conservativo, dei viali alberati che si snodano dal Rondò del Cedro e da quello degli Ippocastani e l’inserimento lungo la cinta di venti macchie di vegetazione arbustiva autoctona per incrementare la biodiversità dell’area, anche grazie all’istallazione di casette rifugio per volatili e impollinatori. Inoltre, pur restando il più possibile fedeli al disegno originale, l’utilizzo di pavimentazioni drenanti consentirà di rendere il Parco fruibile da tutti e più resistente agli eventi atmosferici.
Il Progetto includerà anche una fase di ascolto e partecipazione della cittadinanza: nella prima settimana di marzo il Progetto vedrà il coinvolgimento delle Associazioni che operano all’interno del Parco di Monza al fine di individuare quali siano i gruppi di frequentatori abituali, capire come viene percepita l’Area allo stato attuale e quali siano le aspettative.
In seguito, si monitorerà il cambiamento nella percezione di questa porzione del Parco che il processo di riqualificazione apporterà.
A supporto dell’attività di recupero dell’Area, verrà sviluppata un’Applicazione storico-divulgativa, per dispositivi iOS e Android, per permettere al visitatore di approfondire la conoscenza della storia del Parco di Monza e delle sue ricchezze e per far conoscere i servizi ecosistemici che le aree verdi svolgono in ambito urbano.
“Trasformare il progetto da semplice recupero ordinario a un vero e proprio campo sperimentale in cui il pubblico è parte attiva della sua progettazione, è ciò che rende consapevoli di quanto importante sia il Parco per Monza per i suoi cittadini”, afferma Giuseppe Distefano, Direttore Generale del Consorzio per la Villa Reale e Parco di Monza.
“Dopo la pubblicazione a dicembre dell’Avviso del Ministero della Cultura, a inizio 2021 il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza e il Dipartimento di Scienze Agrarie ed Ambientali dell’Università degli Studi di Milano hanno avviato il Gruppo di lavoro per riattivare una collaborazione consolidata sul Parco di Monza”, dichiara il Direttore Distefano. “Da inizio gennaio 2022 siamo al lavoro per finalizzare al meglio il Progetto sull’Area dello Stato, concessa dall’Agenzia del Demanio. La collaborazione con l’Università Statale di Milano è in linea con quanto è previsto dal Masterplan dell’Accordo di programma per la valorizzazione del Complesso monumentale Villa Reale e Parco di Monza, promosso da Regione Lombardia. È in corso di definizione l’Accordo di collaborazione scientifica tra il Consorzio e l’Università Statale di Milano che prevederà una serie di iniziative rivolte al pubblico del Parco di Monza, in
particolare iniziative di Public engagement volte a condividere la formazione e ricerca accademica con
lo scopo di stabilire e rafforzare relazioni stabili di ascolto, confronto e collaborazione con la società civile.”
“Il Progetto di restauro – ha affermato Marco Boffi professore del Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali della Statale – è stato sviluppato per ospitare eventi di divulgazione e di didattica, conferenze e momenti di socialità”.
“La nostra conoscenza sul cambiamento climatico – aggiunge Natalia Fumagalli, docente del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali – si arricchisce ogni giorno e ci porta verso una pianificazione urbana attenta agli spazi verdi e alle loro funzioni, come combattere l’inquinamento atmosferico, assorbire l’acqua piovana evitando inondazioni, creare un habitat per la fauna locale oltreché divenire luogo di benessere psicofisico per tutti i fruitori. Dieci anni fa, progettare un’area verde urbana significava costruire un Parco o una strada alberata, ora il concetto di verde urbano include un’ampia varietà di funzioni per le persone e l’intero ecosistema”.
“La crisi climatica che attraversiamo rende il Parco una risorsa progressivamente sempre più preziosa nel nostro contesto urbano – commenta Arianna Bettin, Assessora alla Cultura, al Parco e alla Villa Reale e all’Università del Comune di Monza – la sfida del secolo è quella di tutelare tale ricchezza con azioni di sostenibilità, sensibilizzazione, mitigazione e adattamento integrate, che coinvolgano istituzioni, poli di ricerca e cittadinanza. Il Progetto dell’Università degli Studi di Milano, per sua stessa struttura e per l’importante apertura verso la partecipazione pubblica, va esattamente in questa direzione: ciò che ne risulterà sarà patrimonio comune, sia in termini di risultati ottenuti, sia perché costituirà un modello per esperienze future similari di recupero sostenibile”.