Le mele si rivelano antinfiammatori naturali
Quella fra italiani e mele è una passione che sembra non conoscere fine. Praticamente da sempre sono il frutto più acquistato nel nostro Paese per il consumo domestico, e anche nel post-pandemia restano ai vertici della top ten delle tipologie di frutta più richieste. Con tanti vantaggi, e a più livelli: le mele, infatti, sono un concentrato di bontà e salute. Oltre che gustose, leggere, nutrienti e versatili, sono estremamente benefiche, come indica una recentissima ricerca realizzata da un gruppo di ricercatori del Laboratorio di Medicina Rigenerativa del Dipartimento di Medicina traslazionale e per la Romagna dell’Università di Ferrara in collaborazione con un team di tecnici esperti del Consorzio Melinda, da cui è emerso che le mele contengono piccole vescicole, gli esosomi, che dialogano con le cellule umane e, attraverso una serie di meccanismi, stimolano i processi antinfiammatori.
Lo studio, iniziato a febbraio 2021 e terminato a fine anno, aveva l’obiettivo di identificare quali altri fattori, oltre a quelli già noti, rendano la mela un frutto salutare a tutti gli effetti. Gli autori hanno esaminato in vitro dei campioni di mele Golden Delicious Melinda, trovando inizialmente conferma a quanto già noto, cioè che questi frutti contengono effettivamente piccole vescicole di dimensioni nanometriche, gli esosomi. Ma in questo caso i ricercatori italiani sono andati oltre, approfondendo l’attività degli esosomi delle mele e scoprendo che essi sono in grado di dialogare direttamente con le cellule umane e di trasferire il loro contenuto informativo all’organismo umano. “Una volta inglobati dalle cellule umane, gli esosomi stimolano alcune funzioni, senza alterarne il genoma. In particolare agiscono a livello del sistema immunitario favorendo l’attività anti infiammatoria” spiega Luca Lovatti, ricercatore del Reparto Ricerca e Sviluppo di Melinda.
I ricercatori hanno prima estratto queste nanovescicole, quindi le hanno analizzate per contenuto e forma, e infine ne hanno testato l’effetto biologico su macrofagi umani. I primi risultati, pubblicati su una rivista scientifica, hanno confermato che gli esosomi delle mele vengono inglobati dai macrofagi umani e, attraverso una serie di meccanismi molecolari, stimolano i processi antinfiammatori promuovendo il differenziamento dei macrofagi da una forma infiammatoria ad un’altra che invece la contrasta. “Abbiamo sempre pensato che le mele e la frutta in generale fossero alleate della salute perché ricche di sostanze benefiche che in modo passivo favorissero il corretto funzionamento del nostro organismo. Ora abbiamo scoperto che la loro “bontà” non si limita a questo. È stata una sorpresa notare che invece sono in grado di dialogare direttamente con le nostre cellule. A livello epigenetico sono in grado di “riprogrammarle” favorendo lo spegnimento dei processi infiammatori e l’attivazione di quelli anti infiammatori”spiega la professoressa Barbara Zavan, coordinatrice della ricerca.
Allo stato attuale delle conoscenze, non si può dire quale sia la quantità minima di esosomi, e quindi di mele, necessaria per innescare le reazioni a catena sul sistema immunitario, e se questo effetto avvenga anche su altre cellule. Proprio per trovare una risposta a queste e ad altre domande, la ricerca continuerà nel prossimo triennio, con gli obiettivi diretti a valutare il contenuto e la qualità degli esosomi nelle diverse varietà di mela coltivate in Val di Non, a capire i meccanismi fini di funzionamento degli esosomi e i loro effetti sulle cellule umane, e a ricercarne la presenza in altre specie vegetali e frutticole. “I dati preliminari sono sicuramente incoraggianti e promettenti. Possiamo dire che questi esosomi possono rappresentare la validazione scientifica del noto proverbio sulle proprietà benefiche della mela. “aggiunge Zavan.