Tutto pronto per la 36esima edizione di Macfrut, la vetrina italiana dell’ortofrutta nel mondo. Appuntamento in Fiera a Rimini mercoledì 8 maggio con le proposte di oltre 1.100 espositori, un quarto dei quali da oltreconfine in rappresentanza di una cinquantina di Stati. E ancora, oltre 1500 buyer invitati da tutto il mondo, un centinaio di eventi, undici settori espositivi che rendono Macfrut un unicum nel panorama delle fiere di settore grazie alla presenza di tutta la filiera: sementi; novità vegetali e vivaismo; tecnologie di campo; mezzi tecnici; produzione, commercio e distribuzione; biologico; macchinari e tecnologie del post raccolta; materiali e imballaggi di confezionamento; quarta gamma; logistica; servizi. A tagliare il nastro mercoledì alle ore 11 è la Vice Ministra degli Affari Esteri Emanuela Del Re, mentre i padiglioni sono aperti al pubblico dalle 9 alle ore 18.

Al centro di tutto un settore strategico del made in Italy di cui il nostro Paese è leader in Europa nella produzione ortofrutticola con circa 8,4 miliardi di euro, di cui 4,9 di fresco. L’Italia rimane, inoltre, il primo consumatore di ortofrutta d’Europa, tanto che l’85% degli italiani la consuma almeno una volta al giorno.
Tante le novità di questa edizione a partire dalla presenza di tre “aree dinamiche” all’interno dei padiglioni espositivi, che mettono in vetrina l’innovazione di sistema. Come il Greenhouse Technology Village, un vero e proprio villaggio dell’innovazione orticola in serra che ospita i principali produttori di tecnologie, materiali e mezzi tecnici, sementieri e vivaisti specializzati. Un’area altamente specializzata, posizionata nell’ingresso Est, dove vengono presentate alcune delle innovazioni destinate a diventare strumenti di lavoro quotidiani per i produttori. E ancora AcquaCampus, un campo dimostrativo di 640 metri quadrati dedicato al risparmio di acqua per utilizzo agricolo con l’apertura a un tema più ampio e innovativo come la fertirrigazione, climatizzazione delle colture, sensoristica, utilizzo dei big data che racchiude in se tutte le possibili migliorie nella gestione del campo: + tecnologia, – costi, + resa produttiva.
Terza proposta, è il ritorno di Macfrut in Campo, una grande area sempre allestita all’interno dei padiglioni della fiera dove viene riprodotto un vero e proprio campo prova con all’opera le macchine agricole più innovative.

Sempre in fiera si terrà la seconda edizione del Tropical Fruit Congress, il summit europeo dedicato ai frutti tropicali. Il via è per mercoledì alle ore 15, con la presentazione dei dati di mercato sulla frutta tropicale, con focus specifici su lime, papaya e passion fruit. Conclude la giornata un workshop che mette a confronto buyers e rappresentanti della GDO europea.
Sempre nella giornata di apertura alle 14.30 ci sarà il Macfrut Innovation Award, promosso da Macfrut insieme all’Informatore Agrario, che premia le 19 soluzioni con il più alto tasso di innovazione in tema di funzionalità, utilizzazione, concezione tecnica, impatto ambientale, qualità e sicurezza dei prodotti.
Sono una cinquantina gli Stati presenti con stand propri o delegazioni, numero che fa di Macfrut una delle fiere con il più alto numero di rappresentanza internazionale. Invitai nel corso della tre giorni 1.500 buyer nella collaudata sinergia con Ice Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane.
Tra le novità la presenza di un padiglione interamente dedicato all’Africa, di cui l’area Subsahariana è Country partner. Saranno presenti 200 aziende provenienti da 14 Paesi: Angola, Benin, Congo, Etiopia, Ghana, Kenya, Mozambico, Namibia, Senegal, Somalia, Sudan, Uganda, Tanzania, Zambia.
Menzione speciale per il Piemonte, Regione partner dell’edizione 2019, protagonista con i suoi prodotti di punta a partire dalla Mela Rossa Igp di Cuneo, simbolo di questa 36esima edizione. La presenza del Piemonte’ in Fiera sarà su 400 mq, con 30 aziende e 3 prodotti Igp. L’ortofrutta è un settore strategico per l’economia agroalimentare piemontese. Occupa una superficie di 55.830 ettari, pari al 5% della superficie agricola totale della regione, con un peso del 14% in termini di produzione ai prezzi di base.
Sono una trentina gli eventi in programma nella prima giornata di fiera, tra meeting, convegni, workshop e incontri. Tra quelli istituzionali segnaliamo il convegno della Regione Emilia Romagna su “Il noce da frutto in Emilia – Romagna. Innovazione e sviluppo della filiera”; “Italia-Africa: una partnership rinnovata per lo sviluppo orticolo e agro-industriale” aperto dalla Vice Ministra degli Affari Esteri dell’Italia Emanuela Del Re e chiuso da Alessandra Pesce sottosegretario al Ministero delle politiche agricole; il Cso organizza “L’Ortofrutta italiana a un punto di non ritorno: servono nuovi mercati” insieme ai massimi esperti del settore; quello di Coldiretti dedicato alla “Ortofrutta made in Italy” e la presentazione dell’accordo tra l’associazione e Unaproa, quello del Ccpb sulla “Razionalizzazione dell’uso dell’acqua in frutticoltura biologica”.
Sempre mercoledì prendono il via gli “Spettacoli alla Frutta” del Consorzio Bestack, il primo contest nazionale rivolto alle compagnie amatoriali e a tutti gli artisti di corpo e parola che svolgono attività teatrale in Italia, chiamati a realizzare delle piccole performance incentrate sui temi dell’ortofrutta.

Dai dati di Cso Italy, la produzione di ortofrutta italiana del 2018 è stata di 23 milioni 841 mila tonnellate, con un volume pressoché stazionario rispetto all’anno precedente. L’Italia rimane leader nella produzione ortofrutticola a livello europeo.
Gli ortaggi hanno rappresentato la parte maggiore con 14 milioni 416mila tonnellate, registrando una flessione del -1,1%, mentre la frutta con 9 milioni 524mila tonnellate ha evidenziato una crescita del +1,2%. Analizzando nel periodo degli ultimi 5 anni la produzione è aumentata del +1.9%
Pressoché stazionarie nel 2018 anche le superfici attestate a 1 milione 176 mila ettari, con una leggera prevalenza degli ettari della frutta sugli ortaggi.
Il valore della PLV ortofrutticola negli anni recenti si è costantemente mantenuto sopra i 12 miliardi di euro annuali. Il peso dell’ortofrutta all’interno del valore della PLV Agricola rappresenta ben il 30%.
In termini di valore l’ortofrutta italiana degli ultimi dieci anni è cresciuta da circa 12 a 13,5 miliardi di euro. Sono segnali positivi ma c’è un campanello d’allarme che non può essere trascurato: il crollo dell’export nell’ultima campagna. Analizzando sempre gli ultimi dieci anni siamo alla peggior campagna di export mai realizzata.
Dopo il 2017 dei record con il superamento del “muro” dei 5 miliardi di euro di export, il 2018 ha registrato una flessione arrivando a quota 4.891 milioni di euro, secondo i dati di Ice Agenzia. La diminuzione ha toccato in misura minore gli ortaggi rispetto alla frutta.

Il comparto ortofrutta è uno dei settore strategici del made in Italy, rappresentando il 18% dell’export agroalimentare, valore che sale al 31% se si aggiunge l’ortofrutta lavorata e conservata. Il dato aggregato, evidenzia come l’ortofrutta sia la prima voce dell’export agroalimentare con un valore di 8.438.573 migliaia di euro, contro i 6.204.963 migliaia di euro del vino, seconda voce.
Per quanto riguarda la frutta l’82,7% dell’export italiano è concentrato nei paesi dell’Unione Europea, con quote minori per gli altri mercati mondiali: 6,8% l’Europa non Ue, 5,2% Asia, 3,4% America, 3,2% Medio Oriente. In flessione il top clients dell’Italia, ovvero la Germania, che da sola assorbe quasi un terzo dell’export di frutta, con oltre un milione di euro. In crescita il secondo mercato, quello francese, con 421 milioni e il terzo, svizzero. A seguire altri mercati in calo: Austria, Regno Unito e Spagna. Da segnalare, la crescita in doppia cifra di alcuni mercati come Israele, Giappone e Qatar. I prodotti più esportati sono mele, pere e cotogne fresche per un valore di 863 milioni di euro, uva 675 milioni, albicocche, ciliegie e pesche 282 milioni.
Ancora più dipendente dai Paesi dell’Unione Europea il mercato degli ortaggi concentrato per l’89% nella Ue. Anche qui è la Germania a fare la voce più grossa determinando un terzo del valore, anche in questo caso col dato in flessione -5,5%. Bene il secondo mercato, quello francese, con un +2,7%, a seguire altre performance negative in ordine di peso: Austria, Regno Unito, Svizzera. Crescono in doppia cifra mercati come Slovacchia, Repubblica Ceca e Danimarca.

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